Globetrotter anche quando è in vacanza, che poi vacanza non è mai fino in fondo. Come quando, in Brasile, Ronaldo si fa quattro-cinque città in un giorno per le sue academy, scuole calcio che ha esportato anche in Cina ("Solo lì ne abbiamo aperte 40") e negli Stati Uniti. Come quando vola a Miami ("Molto spesso") per seguire i suoi Fort Lauderdale Strikers. Come quando arriva in Europa e rimbalza da Parigi a Roma a Madrid. Ma la tappa a cui tiene di più è sempre quella di Milano, dove sono nate le sue amicizie con Bobo Vieri ("Lo sento spessissimo"), Cannavaro e Maldini: "Paolo lo vedrò il 2 aprile a Miami, per il nostro derby...". Ronaldo l’ha chiusa ieri, prima di mettersi in auto per Firenze dove oggi sarà alla cerimonia del suo ingresso nella Hall of fame del calcio italiano, con un blitz nella redazione della Gazzetta dello Sport. E ci ha confessato, con nostalgia più che rimpianto, di essere sempre più convinto di aver lasciato un pezzo di cuore a Milano. Non gli ha fatto cambiare idea neanche la frangia più intransigente della curva interista, che non gli ha mai perdonato la sua parentesi milanista. E sabato sera a San Siro non gliel’ha mandato a dire.

Se li aspettava quei cori, Ronaldo?
"Non mi aspettavo niente, non mi ero chiesto 'cosa succederà?', e soprattutto non ero venuto a San Siro per vedere cosa sarebbe successo, ma solo perché mi andava".
Pentito?
"Ma perché? Sono andato in giro per Milano per quattro giorni e non ho fatto altro che foto e autografi, non sa quanta gente mi ha fermato con affetto. Quelli che mi hanno insultato sabato sera per me sono una minoranza. E comunque non posso avercela più di tanto con chi non sa la verità, o ha fatto finta di non capirla".
Qual è la verità?
"Io nel 2007 volevo tornare all’Inter e a Branca lo dissi chiaramente. Disse che doveva parlare con Moratti, mi tennero in ballo più di una settimana perché il mio ritorno dipendeva dalla partenza di Adriano. E alla fine scelsero Adriano".
E lei scelse il Milan.
"A Madrid non potevo più stare, Milano l’ho sempre avuta, e continuo ad averla, nel cuore: mi piace troppo. E soprattutto: il Milan mi cercò con tutte le forze e il no dell’Inter mi ferì. Come quello di cinque anni prima, quando poi andai a Madrid".
Per questo ha detto che lei e Moratti, nel pranzo dell’altro giorno, vi siete perdonati a vicenda delle cose?
"In quel pranzo ci sono stati due argomenti scottanti: Cuper e il gol che segnai con la maglia del Milan nel derby".
Detto tanti anni dopo: chi ha sbagliato di più?
"Ognuno in questi casi è convinto di avere ragione, e in fondo capisco anche le ragioni di Moratti: per questo alla fine bisogna perdonarsi. Io ci credevo forte, pensavo che avrebbe scelto Cuper e non me, e invece fu più forte Cuper. Ma credevo forte anche di poter tornare all’Inter dal Real, lo volevo molto".
E infatti, negli anni successivi, ha sempre detto che nel suo cuore l’Inter occupa un posto molto più importante del Milan.
"Nella mia carriera ho avuto tre squadre più importanti di tutte le altre: il Corinthians, l’Inter e il Real Madrid. Questione di rapporti incredibili, più che di risultati sportivi".
A proposito di rapporti speciali: come ha trovato Moratti?
"Al di là delle sue quote, mi sembra che oggi si senta finalmente più tifoso che proprietario. E dico finalmente per lui, nel senso che è così che gli piace vivere l’Inter".
Thohir ha detto che un giorno spera di averla come ambasciatore dell’Inter: possibilità concreta?
"È stato un discorso appena accennato: bisognerà parlare di tante cose, capire cosa potrei fare per l’Inter, perché ambasciatore mi sembra un’idea un po’ astratta. Anche perché l’ambasciatore interista l’ho sempre fatto, e l’ho fatto anche in questi giorni, senza impegni contrattuali. E comunque ci sono tanti modi possibili per riallacciare un rapporto al di là dell’affetto".
Idea astratta anche vederla impegnato in qualche modo nella Fifa, un giorno?
"Magari un giorno, perché no? C’è tempo".
L’Inter contro la Samp non aveva tempo da perdere: come l’ha vista?
"Per quel poco che ho seguito ultimamente, e per il tanto che mi avevano detto, pensavo ad una squadra molto più in difficoltà: al di là dei tre gol non ha rischiato nulla, ha vinto da squadra superiore. Anche se era diventata una partita difficile, e la squadra poteva sentire troppo la tensione: è stato bravo Mancini a fargliela vivere nel modo giusto".
Impressionato da?
"Quattro giocatori, soprattutto: Miranda, Biabiany, Eder e Icardi. Dopo la partita ho parlato un po' con Miranda e mi ha colpito per la personalità: credo sia un uomo importate per e dentro lo spogliatoio. Biabiany mi ricorda il 'mio' Moriero, ma molto più veloce. E detto da centravanti, mi sembra che Eder sia il compagno ideale per Icardi - che anche ieri ha dimostrato di 'sentire' il gol come pochi - perché lavora tanto per lui e per la squadra".
Ci racconta una cosa che le ha detto Mourinho?
"Abbiamo parlato pochissimo, aveva un sacco di persone da salutare... Ma abbiamo detto che dobbiamo vederci presto".
Prima deve vedere un altro paio di persone, giusto?
"Domani vado a Firenze e da lì proseguo per Roma, perché sarò ricevuto dal Papa: mi sa che finiremo per parlare soprattutto di calcio... Gli porto una maglia del Brasile: non si offenderà mica, no?".
E l’altra persona?
"Vado a Madrid a fare il giornalista: devo intervistare Zidane per Rede Globo".
Se dovesse intervistare Totti cosa gli chiederebbe?
"Non mi sembra il momento migliore per intervistarlo... Scherzi a parte: credo che ognuno di noi abbia saputo e sappia qual è il momento giusto per farsi delle domande e nel caso per dire basta. Ricordo perfettamente quando per me arrivò quel momento".
Da giornalista: che Olimpiade sarà?
"Rio è ancora un cantiere, ma le infrastrutture per i Giochi sono quasi pronte. Speriamo sia pronto anche tutto il resto: il Prefetto sta facendo un grande lavoro".
E chi vince lo scudetto?
"Vorrei dire Inter, ma per come si sono messe le cose mi sa che è più facile pronosticare una qualificazione alla Champions".
E fra Napoli e Juve?
"Tifo Napoli: secondo lei potrei mai dire Juve?".